martedì 17 novembre 2009

La corsa alla Luna ha bloccato per sempre l'astronautica?

Ieri è partita la navetta spaziale Atlantis per la missione STS-129. Vedendola salire nel cielo della Florida non ho potuto non pensare che, fra soltanto cinque missioni tutto questo non ci sarà più... Dopo quasi trenta anni di onorato servizio lo space shuttle, il primo spazioplano, finisce in soffitta e la NASA lo sostituirà con (forse) una capsula stile Apollo... l'Orion.
Leggendo l'ottimo libro di Stefano Cavina "Cosmonauti" non potevo non notare come alla fine degli anni '50 gli USA iniziavano ad arrivare nello spazio (oltre i 100 km) con l'aerorazzo X-15 ma che poi tutto venne di colpo cancellato dallo Sputnik, da Gagarin e dall'inizio della corsa alla Luna. Gli USA non potevano perdere la supremazia contro l'URSS ed ecco che il Presidente Kennedy (al quale di spazio interessava veramente poco se non fosse servito per i suoi scopi propagandistici) indica la Luna come obiettivo entro il decennio '60. A quel punto tutti gli sforzi si concentrano nell'unico mezzo rapido per raggiungere l'obiettivo, il missile. Tutta la ricerca e le conquiste acquisite con l'X-15 vanno nel dimenticatoio (solo per essere recuperate da un privato, Burt Rutan, che nel 2004 riuscirà a fare il primo volo privato suborbitale con la sua Space Ship One). Eccomi quindi alla domanda del titolo... e se la corsa alla Luna (obiettivo fantastico ed al limite delle capacità dell'epoca) fosse stato il "masso" che ha bloccato la nascita della "vera" astronautica fino ad ora ed anche per parecchi anni a venire? Certo, può sembrare una provocazione ma, pensateci bene, se non vi fosse stata la corsa alla Luna forse la NASA avrebbe proseguito lo sviluppo di aerorazzi sempre più perfomanti fino a raggiungere l'orbita terrestre... quanto poteva costare un lancio da un aereo in volo in confronto alla complicazione di un lancio di un razzo da una rampa di lancio verticale... anche per lo shuttle (che non è un vero e proprio aerorazzo ma una via di mezzo) ci vuole circa 4 mesi di preparazione per un volo. Con un sistema di spazioplani aviolanciati (e che magari in seguito avrebbero anche potuto decollare da soli) la conquista dello spazio sarebbe stata, si, più lenta, ma avrebbe poggiato su solide basi che avrebbero impedito di essere, di continuo, messa in discussione per gli altissimi costi. Forse oggi avremmo davvero avuto tutto quello immaginato dallo scrittore Arthur C. Clarke nel suo romanzo 2001...

3 commenti:

  1. Condivido pienamente la tua analisi!
    Lo Shuttle non è un'astronave, ma una navetta per l'orbita. Di fatto il suo "lavoro" avviene quasi tutto in atmosfera. Perciò doveva rientrare tutto in questa visione, volare in orbita e ritornare volando.
    Le "astronavi" potevano essere lanciate ed/o assemblate in orbita, magari col supporto di una stazione spaziale.
    Invece avremo un nuovo Apollo a perdere, in pratica. Hai notato? Lo Shuttle va in pensione quando è stato reso sicuro (anche se ha dei punti critici). Negli ultimi Voli è stato riscontrato qualche problema? No? Ma guarda!

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  2. Concordo in pieno con la tua affermazione! Il sistema STS va in pensione proprio nel momento in cui ha raggiunto il maggior grado di maturità e di sicurezza... un vero peccato! E credo che la NASA se ne pentirà... almeno che il Constellation non li riporti presto sulla Luna!

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  3. Mi ero perso quest'analisi e penso che tu abbia ragione...
    Ci starebbe bene un bel romanzo sul "Whatif" di un'evoluzione diversa del trasporto spaziale. Pensiamo anche al Dyna Soar!

    E per quanto riguarda la prossima "evoluzione" da Shuttle a Orion, lasciamo perdere...

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